Al cap. pil. Guglielmo Chiarini è intitolata la nostra Sez. dell’Associazione Arma Aeronautica.
Chi era Guglielmo Chiarini?
Nacque a Firenze il 10 novembre 1917. Presto lasciò la città natale insieme alla famiglia per seguire il padre, Ufficiale dei Bersaglieri, e soggiornò in varie parti d’Italia.
Ammesso al collegio militare della Nunziatella ne uscì, a soli 17 anni, con la licenza liceale.
Di intelligenza straordinaria, pur seguendo le decisioni paterne, dimostrò fin da giovanissimo una spiccata passione per il mondo dell’aviazione. Una passione comune a molti giovani ma che in lui, ora che sappiamo chi è stato e cosa ha fatto, assume il significato di un’autentica vocazione.
A 17 anni, non potendo entrare all’Accademia Aeronautica perché troppo giovane, si iscrisse all’Università, ma fu solo un pretesto per contenere l’ansia di un’attesa bruciante. Il 16 novembre 1935, pochi giorni dopo aver compiuto i 18 anni, fu ammesso all’Accademia Aeronautica quale aviere allievo pilota del corso “Pegaso”. Fu il più giovane allievo dell’Accademia e uno dei migliori.
Il 2 marzo 1937 fu nominato “pilota d’aeroplano”. In una lettera alla madre, in occasione del suo decollo, scrisse: “Mi sento l’uomo più felice di questa terra, oggi ho volato da solo, stanotte non dormirò, canterò, salterò…”.Destinato al 12° Stormo da bombardamento nel mese di luglio partiva per la Spagna, partecipando a quel conflitto. In meno di 10 mesi di attività bellica, terminati i quali era promosso Tenente, meritò una Medaglia d’Argento, una di Bronzo e una Croce di Guerra al Valor Militare, una Croce al merito di guerra e due decorazioni concessegli dal governo spagnolo. Non aveva compiuto ancora i 21 anni.
Rientrato dalla Spagna chiese ed ottenne di passare alla “caccia” ed entrò a far parte del 53° Stormo il 22 aprile 1939.
Prima dell’inizio della seconda guerra aveva effettuato quasi 700 missioni di volo, delle quali un centinaio di guerra.
Allo scoppio delle ostilità è in Africa settentrionale con la 366° Squadriglia del 151° Gruppo e il giorno 11 giugno 1940 effettua la sua prima missione in guerra su “Fiat CR 42”. Nel cielo di Sidi Azeis il 27 luglio 1940 si meritò una Medaglia di Bronzo al V.M. e sul cielo della Marmarica il 18 settembre dello stesso anno, una Medaglia d’Argento. Quest’ultima decorazione la meritò per la grinta e il coraggio che dimostrò nell’attaccare, alla testa di una sparuta squadriglia, una formazione di 9 Bristol Blenheim. Ferito ad una spalla, desistette solo quando si rese conto di aver perso troppo sangue e temette di non poter riportare il suo aereo alla base.
Nel tardo autunno, dopo breve convalescenza, rientrava al 151° Gruppo Caccia del 53° Stormo, operante sul fronte Nordafricano ancora dotato di velivoli “Fiat CR.42”, dove è sempre tra i primi nelle varie missioni di guerra, durante le quali coglie numerose vittorie contro le formazioni inglesi avversarie.
Il quattro febbraio 1941 un “CR 42” della 368° squadriglia, per un guasto al motore, non riesce a rientrare alla base ed è costretto ad atterrare sulla pista di Barce, campo ormai sotto il tiro dei cannoni nemici, e che entro breve tempo sarà occupato dagli inglesi.
Al Gruppo, giunta la notizia dell’atterraggio forzato, non ci si pensa due volte: bisogna andare a recuperare il pilota. La missione viene subito predisposta: partirà un bimotore “CA 133” accompagnato da tre “CR 42” di scorta
A pilotare il “CA 133” si offre volontario il M.llo Giovanni Accorsi. Accorsi sa dei pericoli che lo aspettano e con lui volerà solamente un motorista, indispensabile, un altro volontario, uno dei tanti specialisti della nostra aeronautica, misconosciuti eroi di tante missioni, il primo aviere Antonio Gallerani.
I tre “CR 42” della scorta, saranno pilotati dal Ten. Chiarini, dal M.llo Cesare e dal Sergente Camerini, anch’essi volontari. Gli aerei decollano ma alcuni “Spitfire” usciti dalle nubi a quota molto superiore a quella dei nostri velivoli, piombano sul lento ed inerme “CA 133” mitragliandolo pesantemente. Il nostro aereo si incendia quasi subito. Accorsi potrebbe lanciarsi con il paracadute, ma a bordo c’è anche Gallerani, soffocato dal fumo dell’incendio e non in grado di reagire. Le fiamme raggiungono la cabina di pilotaggio.
Il “CA 133”, ormai privo di governo, punta il muso verso terra, ove si consuma in un tragico rogo.
Nel frattempo, la scorta interviene, anche se in netta inferiorità di mezzi. Il divario di velocità ed armamento è nettamente a nostro sfavore, ma Chiarini, il primo a lanciarsi nel mezzo della pattuglia nemica, non ne tiene conto, e combatte come un forsennato: solo le doti acrobatiche del “CR 42” e la bravura del pilota consentono all’aereo del 151° Gruppo di lottare per alcuni minuti, poi l’apparecchio è centrato dalle continue lunghe raffiche avversarie. Il nostro caccia si schianta al suolo poco lontano dal punto dove sta finendo di bruciare il “Caproni”.
Gli inglesi, paghi del risultato, sfruttando la quota e la loro velocità, scompaiono all’orizzonte.
Chiarini, Accorsi e Gallerani sono morti per aver tentato di portare in salvo un altro di loro.
A Chiarini e Accorsi verrà concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.